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Questione di Parole

Se digitiamo su un motore di ricerca di internet la parola “circo” o “luna park” penseremo di trovare indicazione sui siti che di circo e luna park parlano. Ma non è così, specialmente se cerchiamo queste parole tra le “news” (in italiano “notizie”, ma internet ci ha abituato a utilizzare l’inglese).
Infatti nel linguaggio giornalistico le parole circo e lunapark sono utilizzate sempre in senso negativo per indicare i fatti e le situazioni più disparate dallo sport, alla politica, all’economia. Sembra, infatti, al giornalismo moderno di poter utilizzare questi termini per indicare situazioni caotiche, imbarazzanti, ritornanti che esulano dall’ordine che sarebbe desiderato, in cui tutto è possibile e lecito, e soprattutto per niente divertente.
Questa sorta di parallelismo verbale dovrebbe farci riflettere per domandarci se davvero il Circo e Lunapark siano portatori di una immagine così negativa.
Può darsi che il girare delle giostre una in un verso ed una nell’altro, che ogni attrazione ha le sue luci e la sua musica possa indurre un’idea di caos; può darsi che il susseguirsi dei numeri quasi a caso e le pazzie dei Toni di serata possa aver indirizzato il linguaggio giornalistico in questo senso.
Eppure i mestieri del luna park non sono disposti a caso, ma seguono una certa logica, proprio come la disposizione delle merci negli scafali di un supermercato. Chi ha scomodato la psicologia e la sociologia per disporre pacchetti e lattine forse poteva “leggere” la disposizione delle attrazioni di un Lunapark che una spienza molto più antica aiutava  gli avventori ad un percorso psicologicamente studiato. Così nel circo nulla è lasciato al caso: l’esigenza dello spettacolo porta a distribuire sul territorio lo chapiteau, le carovane, le scuderie in un ordine preciso; anche lo spettacolo alterna numeri e gag perché ogni emozione e suspance sia seguita da interventi più rilassanti così nel pubblico si provochi la produzione “controllata” di adrenalina tale da uscire rasserenato e felice.
Anche il pubblico ha un ruolo specifico, non è soltanto spettatore o fruitore di un servizio, entra egli stesso nello spettacolo e nel divertimento, in qualche modo si immedesima e diventa protagonista di quanto accade davanti ad un tiro o sulle automobiline di uno skotter o sui seggiolini di qualche spericolata attrazione; l’emozione di uno diventa emozione di tutti. Così nel circo nessuno è solo spettatore di quanto accade in pista, il pubblico è costantemente coinvolto e gli artisti stessi si fanno coinvolgere dal loro pubblico.
Davvero sarebbe da augurarci che la politica, la finanza, lo sport, l’economia imparassero dal finto caos del Circo e del Lunapark, senza sotterfugi, secondi scopi ed oscuri macchinisti, dove tutto concorre ad un bene comune come il circo e luna park si preoccupa del divertimento e del benessere dei suoi spettatori/attori, in cui nessuno è estraneo ma tutti partecipi e coinvolti.
Ci sarebbe da auguraci anche un maggior rispetto da un linguaggio giornalistico che cerca parole d’effetto e le lascia correre senza interessarsi di quanta vita, esperienza e storia ci sia dietro di esse.

EDITORIALE In Cammino 20010-1